«Smettiamo di chiamarla assistenza, è un diritto riconosciuto dalla Costituzione, il diritto allo studio che ai ragazzi diversamente abili non viene riconosciuto e garantito». Alza la voce il presidente dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti Tommaso Di Gesaro. Stanco delle continue proteste sotto palazzo Comitini dell’ex Provincia, stanco di combattere per quei diritti che per legge dovrebbe essere garantiti, con priorità anche rispetto ad altri, Di Gesaro, insieme ai presidenti dell’Unione delle altre sezioni siciliane, annuncia guerra se le attività pomeridiane riservate ai ragazzi non partiranno ancora e, con la collaborazione dei genitori degli studenti disabili, è pronto a sporgere denuncia contro gli organi preposti, Regione e Città Metropolitana.
- • • Avvocato Di Gesaro, esistono leggi chiare che regolamentano e disciplinano questo settore?
«L’impianto legislativo è corretto, risponde pienamente a quelle che sono state sempre le nostre richieste e le nostre esigenze. Negli ultimi due anni la Regione ha emanato leggi chiare e nessuno può ignorarle. La prima è proprio la riforma delle Province nella legge 15 del 2015 il cui articolo 27 parla chiaro e non fa altro che confermare l’articolo 12 della legge 33 del ‘91, un articolo che assicura l’assistenza scolastica ai ciechi e ai sordi, inclusi i ragazzi portatori di pluridisabilità, e assegna la funzione alle Province. L’articolo 27 include anche coloro che sono già usciti dalla scuola e che hanno bisogno di un percorso riabilitativo specifico. Percorso che va fatto anche in periodi non scolastici, quindi durante le vacanze. La legge 24 del 2016 ha previsto poi che l’assistenza scolastica sia della Regione che a sua volta delega le Città Metropolitane con finanziamenti vincolati. Di queste risorse economiche loro non possono farne altro uso altrimenti incorrerebbe in un reato. Noi potremmo anche chiedere al giudice ordinario di essere risarciti e a Palermo lo faremo».
- • • La Regione dice di aver già assegnato i fondi. Che fine hanno fatto? Perché la Città Metropolitana, ad ottobre inoltrato, non ha ancora attivato le attività extrascolastiche?
«Quest’anno la Regione ha emesso i fondi con due decreti, uno a febbraio e un altro pochi giorni fa, dunque ha già stanziato in favore delle città metropolitane e dei liberi consorzi una somma di circa 26 milioni di euro. Questo finanziamento è il frutto di un’esplicita richiesta delle Città metropolitane e dei Liberi consorzi i quali hanno fatto i conti e comunicato alla Regione quanto costano tali servizi. La Regione ha dato esattamente quello che loro hanno chiesto. Ma con questi fondi hanno attivato solo le attività che si fanno a scuola di mattina: il servizio di trasporto, quello igienico-sanitario, l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione che sono importanti ma in egual misura lo sono anche le attività integrative extrascolastiche: il convitto, il semiconvitto e le attività integrative extrascolastiche».
- • • Dunque che pensate di fare?
«Un mese di scuola già l’abbiamo perso. Da oggi in poi noi dobbiamo esigere il rispetto del diritto allo studio che non può essere assoggettato nemmeno a difficoltà economiche perché è stato definito un diritto costituzionalmente garantito».
Di Anna Cane